Il Piano socio-sanitario elaborato dalla Regione Umbria va cambiato. Si tratta di un documento che sconta prima di tutto la totale mancanza di partecipazione e confronto all’interno della società umbra. Mancanza che ha di fatto prodotto un documento parziale e lacunoso, non coincidente con le principali criticità che attraversano la società umbra. “Come organizzazioni sindacali che rappresentano migliaia di lavoratrici e lavoratori della sanità, ma anche decine di migliaia di cittadine e cittadini dell’Umbria – dicono -, pretendiamo che sul futuro di un pezzo così importante della vita delle persone della nostra regione ci sia piena partecipazione democratica. L’obiettivo fondamentale, per quanto ci riguarda, deve essere quello di garantire e valorizzare la sanità pubblica e universale, che concretizzi il diritto alla salute e a cure “gratuite” così come sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione.
di Morena Zingales
e Marcello Migliosi
Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria nella mattinata di giovedì, davanti l’ingesso dell’ospedale hanno avviato la raccolta di firme a sostegno del documento di sintesi sul futuro della sanità in Umbria e sul nuovo piano socio-sanitario regionale, elaborato al termine del percorso di assemblee svolte sul territorio.
“Una sanità universale è un obiettivo raggiungibile, ci vuole la volontà politica e istituzionale – lo dice Filippo Ciavaglia, segretario generale della CGIL di Perugia -. Quello che è stato messo in campo dalla Regione dell’Umbria è un percorso opposto a quello che è una sanità pubblica, una sanità territoriale che tenga conto delle condizioni che abbiamo vissuto e stiamo vivendo per il covid che tenga conto della necessita del personale. Il covid non ha insegnato ancora quello che fattivamente sono le necessità, sanità pubblica, territoriale, con del personale e a disposizione dei cittadini. Questo è il punto fermo che noi portiamo avanti, anche attraverso una petizione che invitiamo a sottoscrivere presso le nostre sedi di CGIL, CISL e UIL”.
Insieme a Ciavaglia c’era anche Tatiana Cazzaniga, segretario generale Funzione Pubblica Cgil Umbria, che ha dichiarato: “Noi non possiamo fare grandi investimenti se non abbiamo il personale. Dell’accordo firmato di 1050 assunzioni per il 2020, ad oggi forse siamo arrivati a un centinaio. Il personale nel frattempo è andato via e non tornerà. Questa perdita di risorsa umana, fondamentale, perché la sanità è fatta non solo di luoghi o di strumenti, ma soprattutto di personale e difficilmente riusciremo a colmarla. Dobbiamo invertire la tendenza. Il covid non ha insegnato nulla”.
Andrea Russo, segretario regionale della Uil FPL: “Riteniamo che sia necessario garantire maggiore partecipazione nelle scelte che sta facendo la Regione. L’Ente ha elaborato un documento per la programmazione socio-sanitaria che non rispecchi gli interessi dei cittadini umbri. Occorre un potenziamento degli organici, un’organizzazione migliore delle strutture e di condividere le scelte con chi si trova in prima linea tutti i giorni, tenendo conto delle necessità della popolazione”.
Parlando del numero chiuso Marco Renga, impiegato presso il dipartimento di medicina e chirurgia ha detto: “Nei tavoli si sta ragionando di poter trovare la miglior soluzione possibile per risolvere questo problema. E’ necessario trovare dei percorsi che siano adeguatamente rispondenti alle esigenze”.
In sostanza, i sindacati chiedono di aprire un confronto che vada nel merito del Piano socio-sanitario regionale. Lo fanno con 8 punti:
1. LOTTA AL COVID Realizzare un nuovo piano di contrasto alla pandemia investendo più risorse per il tracciamento e la vaccinazione.
2. PERSONALE Promuovere un piano di 2000 assunzioni a tempo indeterminato nella sanità e nel sociale, la qualificazione del personale con formazione continua, una gratificazione che valorizzi il merito, contrattazione sui carichi e orari di lavoro per favorire il benessere organizzativo. Questo potenziamento servirà anche per abbatte-re le liste d’attesa
3. PROTOCOLLO APPALTI Puntare al lavoro stabile e di qualità, sconfiggendo la logica del massimo ribasso e della deregolamentazione degli appalti, realizzando un protocollo vincolante per tutti gli appalti pubblici che contenga clausole sociali, rispetto dei contratti collettivi di lavoro, stabilità dell’occupazione
4. LOTTA AGLI INFORTUNI Potenziare il servizio di prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro, con maggiori risorse e personale. Promuovere azioni comuni tra istituzioni e parti sociali (prefetti, ITL, AUSL, sindacati, associazioni datoriali, enti bilaterali)
5. UNIVERSITÀ Realizzare un protocollo di intesa con le Università e col sistema di Istruzione per formare competenze e promuovere la ricerca.
6. SANITÀ PRIVATA Relegare la sanità privata ad un ruolo complementare e mai sostituivo del servizio sanitario pubblico, stabilendo regole di accreditamento e convenzione più stringenti e trasparenti
7. PROGRAMMAZIONE PUBBLICA E INVESTIMENTI Realizzare una programmazione pubblica per investire su nuove strutture e maggiori tecnologie cogliendo l’opportunità del Pnrr. Dotare l’Umbria di distretti socio – sanitari coincidenti con le necessità territoriali, di un adeguato numero di case di comunità (nella proporzione prevista dalla normativa nazionale), di una rete ospedaliera capace di garantire ai cittadini un consono accesso all’emergenza/urgenza e all’alta specializzazione. Promuove-re i consultori e la medicina di genere. Potenziare la rete di medici di medicina generale.
8. PARTECIPAZIONE Convocare subito tavoli di confronto e partecipazione permanenti con organizzazioni sindacali e datoriali, associazioni e istituzioni comunali sia su scala regionale, con gruppi di lavoro tematici, che di zona (ambito sociale) per dare voce a tutti i territori. CGIL, CISL, UIL, dell’Umbria vogliono contribuire a realizzare questa svolta urgente e necessaria per il bene della nostra comunità e per questo hanno svolto un percorso di iniziative assembleari nei vari territori. Se non ci sarà disponibilità al confronto da parte della giunta regionale la mobilitazione proseguirà senza escludere alcuna forma di lotta.